Storia dell’Archivio

La nascita dell’Archivio storico diocesano può datarsi al 1970, quando, per l’interessamento del vescovo mons. Emilio Biancheri si provvide a trasportare l’archivio del Capitolo dalla sacrestia della cattedrale nei locali collegati alla biblioteca del seminario e a riunire nella medesima sede il materiale sopravvissuto degli altri archivi della diocesi. Censito nel 1998 nella Guida degli Archivi diocesani d’Italia l’archivio della diocesi di Rimini è stato dichiarato “di notevole interesse storico” nel 2002 e di conseguenza sottoposto agli obblighi inerenti alla conservazione e all’accesso, in conformità all’Intesa del 18 aprile 2000 tra il ministro per i Beni e le attività culturali e il presidente della Conferenza episcopale italiana. Quando nel 2007 l’Archivio è stato trasferito nei locali annessi al nuovo seminario e all’Istituto superiore di scienze religiose nell’antica abbazia di Scolca ha aderito al Progetto di riordino e inventariazione informatizzata degli archivi ecclesiastici promosso dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici.

Le quattro grandi sezioni che compongono oggi l’archivio hanno avuto una vita, spesso travagliata, indipendente le une dalle altre.

La prima sezione è costituita dall’archivio della Canonica e del Capitolo, fondamentale per ricostruire la storia religiosa della nostra diocesi e particolarmente pregevole sia per la sua antichità (la pergamena più antica che vi è conservata risale al 994), che per la sua consistenza (pergamene, registri, raccolte  miscellanee, ecc.) e per il discreto stato di conservazione, nonostante le soppressioni napoleoniche e i bombardamenti dell’ultima guerra. Da ultimo per la continuità della sua conservazione: dal momento della fondazione della Canonica (X sec.), per quasi mille anni è stato conservato presso la cattedrale di Santa Colomba. Una delle serie che ha sempre suscitato grande interesse per gli studiosi è costituita dal fondo delle pergamene. Si tratta di documenti comprovanti l’acquisizione di particolari esenzioni, privilegi, diritti, concessioni (pontificie, episcopali, imperiali, ecc.) o di atti giuridici patrimoniali. La documentazione presente in questo archivio ha fornito nel tempo materiali preziosi per diverse ricerche. Dopo il 1604, quando la diocesi di Rimini venne subordinata a quella di Ravenna, costituì il supporto della causa condotta presso la Santa Sede, per dimostrare il legame privilegiato con Roma, che la diocesi aveva avuto fin dalla sua fondazione; in altre occasioni il materiale dell’archivio è stato utilizzato nelle cause che opposero il Capitolo al Vescovo, come quella originata dalla necessità di restaurare la cattedrale dopo il terremoto del 1786. Esso aveva rappresentato la fonte per le ricerche del cardinal Garampi, volte a illustrare la storia della Chiesa riminese e confluite nel suo Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al culto della beata Chiara di Rimini. Ad esso hanno attinto tutti i cronisti e gli storici, dal Villani al Tonini, che hanno inteso ricostruire le vicende della città o quanti erano interessati stabilire una cronotassi dei vescovi, dal Villani al Nardi. Quest’ultimo poté utilizzare materiale di prima mano, dal momento che si era occupato di inventariare le pergamene del Capitolo dopo la bufera napoleonica. All’arrivo delle armate di Napoleone, infatti, la cattedrale di Santa Colomba era stata devastata e l’archivio del Capitolo smembrato: il demanio asportò, piuttosto alla rinfusa, i materiali economico-amministrativi, lasciando quelli riguardanti la cura pastorale. Dopo che, con il vescovo Ridolfi, la cattedrale venne trasferita al Tempio Malatestiano, Luigi Nardi, che era allora segretario del vescovo, nel 1809 stese l’indice delle pergamene e attraverso il riscontro con gli atti precedenti annotò le perdite, elencando tra queste anche atti che in realtà non erano andati perduti, ma erano stati trasferiti nel Demanio a Forlì. Grazie all’interessamento del vescovo Salvatore Leziroli (1845-1860) e dei direttori della biblioteca Gambalunga, prima Lorenzo Drudi, poi Luigi Tonini, dopo varie vicissitudini – tra le quali la fine dello Stato Pontificio – nel 1863 gli archivi, compresi quelli del Capitolo della cattedrale, vennero restituiti a Rimini e depositati presso la biblioteca Gambalunga. Parte dei materiali archivistici nel 1878 venne poi trasferita all’Archivio di Stato fondo delle Corporazioni religiose soppresse. In seguito a queste vicende, ancora oggi l’archivio del Capitolo si trova diviso, quindi, tra l’Archivio di stato, la biblioteca Gambalunga e l’Archivio storico diocesano. La parte di archivio conservata in diocesi ha poi subito vicende rovinose in occasione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che colpirono il Tempio Malatestiano e l’annesso convento dei Francescani, dove era depositata. Quello che ne restava, dopo la guerra, venne provvisoriamente diviso tra la chiesa di Santa Croce e il seminario diocesano di via Mentana, finché, quando venne costruito il seminario sul colle di Covignano, le pergamene con tutto quello che restava degli archivi ecclesiastici vennero sistemate nei locali adiacenti alla biblioteca. Accanto al fondo pergamene, nell’archivio del Capitolo sono custoditi anche altri materiali, a cominciare dalla sezione dell’archivio della chiesa cattedrale di Santa Colomba, già da esso smembrata e restituita nel 1994. In essa si conservano, tra l’altro, i registri dei battesimi in successione quasi continua dal 1550.

La seconda grande sezione è rappresentata dall’archivio Vescovile. Le soppressioni napoleoniche, forse un incendio, da ultimo i bombardamenti del 1943-1944 l’hanno notevolmente impoverito. Inoltre allo stato attuale è difficile determinare ciò che può essere attribuito alla cancelleria vescovile o ciò che è di pertinenza dell’archivio Vescovile propriamente detto. Nonostante questi limiti, però, risulta determinante nel ricostruire, almeno a partire dall’età moderna, non solo la storia della Chiesa, ma anche quella di tutta la comunità cittadina. Si compone oggi di 41 volumi rilegati, che contengono le visite pastorali dei vescovi da quelle di Ascanio (1529-1550) e Giulio Parisani (1550-1574); a quelle di Vincenzo Ferretti (1779-1807). A questi vanno aggiunti il codice di Leale Malatesta e gli Statuta episcopatus Arimini. Il materiale relativo ai vescovi dell’Ottocento è andato in gran parte perduto, tranne alcune carte del protocollo vescovile del vescovo Ridolfi; rescritti vescovili dal 1872 al 1876; Informazioni alla congregazione dei vescovi dei vescovi Castellini, Minucci e Ferretti; Informazioni alla Congregazione del concilio dei vescovi Castellini e Ferretti; Inventario alfabetico delle cause dinanzi al tribunale vescovile (1832-1859); protocollo riservato contenente atti criminali in via correzionale (1840-1846).

La terza grande sezione dell’archivio è rappresentata dall’archivio del Seminario vescovile, che è sia archivio storico che di deposito. Oltre a moltissimi giornali di cassa, di conti di cucina, di conti colonici, di libri mastri, più utili forse come fonti per una storia economica del XIX e XX secolo, di grande interesse sono i sei volumi, redatti tra il 1781 e il 1784 che contengono la storia del seminario, dalla bolla del 2 aprile 1580 con la quale il vescovo Castelli concedeva al seminario il beneficio semplice di S. Maria della Polverara, fino alla registrazione dello Stato attivo e passivo della fabbrica nuova del seminario del 1782-1783. Il sesto volume, oltre al decreto vescovile di soppressione della Compagnia del SS. Rosario (1762) e la bolla papale di soppressione dei Gesuiti (1773) contiene l’inventario dei beni dei gesuiti. Sotto l’indicazione Indice è riportato in breve il contenuto del volume e il nome dell’amanuense, Angelo Torsani, che nel 1781, per ordine del vescovo Ridolfi, l’aveva materialmente redatto.

Un piccolo fondo manoscritti raccoglie 150 manoscritti di varia natura e interesse: da un libro di preghiere del 1668 appartenente ad una monaca del monastero di Santa Chiara di Urbino, ad un manoscritto pergamenaceo sulla vita della beata Chiara da Rimini, probabile fonte delle Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al culto della beata Chiara di Rimini del cardinale Garampi.